mercoledì 2 maggio 2012

La parola che ho detto


Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Come nel vangelo di ieri, anche oggi il tema è legato al 7° raggio della nostra regola, il male. Oggi vorrei soffermarmi sull'aspetto della condanna, della libertà di ciascuno e del rapporto che si crea tra gli uomini e la legge di Dio, come descritto da Ogni raggio può rifiutare il calore. In questo raggio sono presenti tutti gli "avvertimenti" presenti nei Vangeli. Tra questi "avvertimenti", quello di oggi è uno dei più convincenti, perché la condanna è strettamente connessa alla Parola. E nella storia della ssalvezza, non c'è nulla di più influente della Parola. Dio stesso, in origine, è Parola (è verbo). Anche se Gesù, per Amore nostro non è venuto per condannare nessuno, ma per ssalvarci, rimane il fatto che stando lantani dalla sua Parola, siamo destinati a condannarci.

Ti prego, mio Signore, fammi vivere in questo giorno a fianco della tua Parola.

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