venerdì 27 gennaio 2012

Ai suoi


Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa

Questo brano di Marco ci illustra, attraverso delle metafore, come Dio immagina la famiglia dei raggi, secondo Ogni raggio assapora il piacere del Sole. Il terzo raggio, che descrive il gruppo, si ispira alla Parola "venga il tuo regno", il regno inteso come quei "sudditi" che condividono insieme la "regalità" di Dio. Questa in fondo è la nostra famiglia, il luogo di chi, anche a distanza, vuole condividere piccoli semi di pace, anche leggendo queste righe. Le immagini che usa Gesù per descrivere NOI sono diverse. Oggi ci descrive come il frutto della pazienza di Dio: Lui getta il seme, che è la Parola, e ci vuole tempo, e tanta pazienza per vederne i frutti. Noi abbiamo fretta di essere già in tanti, o di contare centinaia di condivisioni a questi pensieri, o servizi. E invece, oggi Dio ci invita ad attendere i SUOI tempi, senza chiedersi poi tanto COME (paradossalmente, per Gesù, neanche Lui lo sa, ma io ci credo poco...). Anche noi dobbiamo aspettare "prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno, e la mietitura" (il sacrificio). Il nostro gruppo dei raggi, oggi, non è altro che un granellino di senape, siamo il gruppo di persone di buona volontà forse più piccolo, chiediamo di prestare servizio in ospedale e ci rispondono dopo quattro mesi, chiediamo di pregare insieme ad altri, e la porta è chiusa... Ma dentro di noi, piccoli, se siamo pazienti e ci lasciamo "innaffiare" dalla Parola, se il terreno è buono, noi saremo l'albero più grande, luogo dove accogliere "uccelli del cielo", e nido per tante famiglie. La bravura, come in tante cose che vivo in questo periodo, è capire la "potenzialità immensa" che ha un insignificante semino, e dedicargli energie e speranze. Fare parte della famiglia di Dio, già adesso, vuol dire "conoscere Dio" senza immagini e senza metafore, ma sapendo che Lui ci spiega "ogni cosa".

Ti prego, mio Signore, in questo giorno farmi sentire di appartenere ai tuoi.

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