domenica 6 maggio 2012

Ogni tralcio


Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il Vangelo di oggi si inserisce all'interno del lungo discorso di Gesù ai suoi discepoli nel Cenacolo. In questo discorso, Gesù cerca di legarsi in maniera forte ai suoi discepoli in vista della sua passione, pur conoscendo tutti i loro limiti, ma nella certezza della potenza dello Spirito che supera le delusioni. Per questo oggi vorrei associare questa parola al 3° raggio della nostra regola, che descrive la famiglia dei "raggi del Sole" in Ogni raggio fa parte di un Sole. Far parte di questa famiglia anzitutto vuol dire riconoscersi intorno al suo Sole, al suo Re (non a caso "venga il tuo regno"), secondo lo spirito di Assisi (descritta nella regola da Dante). In questo rapporto di famiglia con Gesù, oggi ci viene presentata l'immagine della vite e dei tralci, immagine che all'epoca sicuramente evocava contenuti ben precisi che forse oggi sono un po' persi (nell'Antico Testamento la vite indica Israele - la vite d'oro del tempio di Gerusalemme - e il Siracide descrive la Sapienza nelle forme della vite). In questo senso si può capire meglio l'immagine della "potatura" (intesa anche nel suo popolo eletto). Ma la potatura riguarda anche ciascuno di noi, che nella vita è stato chiamato a seguire Gesù con la preghiera e con le opere di carità: Gesù ci dice che dobbiamo essere "potati", se Lui vuole che diamo più frutto. Se le prove di ogni giorno vengono vissute nella comunione con Gesù, per noi non saranno una "morte", ma la certezza di vivere della sua linfa. In questo brano emerge ancora una volta il ruolo di Gesù nella salvezza degli uomini: Lui è il mezzo (nei giorni scorsi abbiamo visto le immagini della strada, della porta del recinto). Dio Padre è "l'agricoltore", cioè colui che opera il giudizio (pota i tralci, e taglia e brucia quelli secchi), il Figlio è "la vite" a cui noi uomini siamo "aggrappati per vivere". A questo si riferisce il "non potete fare nulla": senza Gesù probabilmente si può avere anche una vita di successo, fama, riconoscimento e anche denaro, ma probabilmente tutto questo è "nulla" quando si svuota di significato e rimane effimero. Quante vite di miliardari alla fine sono delle vite tristi, vuote, senza l'amore di una famiglia, o il piacere di un "buon bicchiere di vino" con amici, anche alle undici di sera, in presenza dei migliori amici, quelli veri, quelli che danno la vita per te... Questa immagine è una naturale conseguenza, non a caso evocata nel seguito del discorso di Gesù (all'interno di un banchetto Lui parla dell'amore come dare la vita per gli amici). Penso che solo Fra Stuono può capire questa immagine del "buon bicchiere".

Ti prego, mio Signore, in questo giorno permettimi di rimanere come un tralcio per vivere della tua linfa.

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