In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Tutto il dialogo di Gesù con Nicodèmo può essere letto alla luce del 1° raggio della regola, che si ispira alla Parola "Padre Nostro che sei nei cieli". In questo "Padre" è presente la Trinità (e come abbiamo visto nei giorni scorsi lo Spirito Santo), è presente l'Amore per gli uomini; in questi "cieli" è presente la conoscenza, la ricerca. Il frammento di oggi ci fa riflettere sull'Amore di Dio, descritto da Ogni raggio è amato dal calore del Sole. Il suo Amore immenso per noi si esprime nel dono del suo unigenito Figlio (se solo pensassimo un attimo all'immensità di questo dono, non dovremmo fare altro che piangere di commozione - pensa se tu avessi solo un figlio, e decidessi di donarlo per la gioia di tutti gli uomini...); si esprime in un atteggiamento di salvezza (e non di condanna); si esprime nel portare la Luce nella nostra vita, che ci consente di vederci chiaramente (quale dono più grande, del farci vedere la "verità" così come è?). Anche noi, nella nostra vita, dovremmo gioire immensamente per la grandezza di questi doni, dati nella gratuità.
Ti prego, mio Signore, perché in questo giorno la mia vita sia un "grazie" per l'Amore che hai per me.
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