martedì 17 aprile 2012

Così bisogna


Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

In continuità con il Vangelo di ieri, oggi ci viene presentato un altro frammento del dialogo fra Gesù e Nicodèmo. Ieri ci siamo soffermati sul tema dello Spirito Santo (tra l'altro esplicitato anche oggi con la bella immagine del vento), oggi vorrei porre l'attenzione sul tema della ricerca, espressa nel 1° raggio da Ogni raggio ha sete di Luce. Gesù parla di aspetti spirituali, di esperienza "non sensibile", e in questo si scontra, come abbiamo visto ieri, con il materialismo degli uomini (e di Nicodèmo). Il mezzo per conoscere il lato spirituale della realtà, dice Gesù, è "elevarsi" da terra. Gesù allude profeticamente alla sua morte, alla morte di croce (con la quale Lui viene elevato dal suolo), ma allo stesso modo allude ad ognuna delle nostre "morti", ad ognuno di quei momenti in cui la nostra razionalità si ferma davanti alla materia, davanti allo scandalo della sofferenza, davanti all'incomprensione della realtà. Il nostro spirito si "eleva" proprio quando non abbiamo un controllo di ciò che ci circonda, quando ci riconosciamo piccoli, quando i nostri occhi si aprono all'immensità di Dio, nei suoi doni e nella sua misericordia! Questo avvenne per mezzo di Mosé in una condizione di estrema sofferenza (il deserto, la sete), questo avviene ogni giorno nella nostra vita, quando la sofferenza di veste di un'opportunità per conoscere lo Spirito di Dio.

Ti prego, mio Signore, in questo giorno rendi la mia sofferenza uno strumento per conoscere Te.

2 commenti:

  1. L'insegnamento della sofferenza è sicuramente efficace. Gesù parla esplicitamente della croce come mezzo per elevarsi da terra verso una dimensione spirituale. L'efficacia del suo insegnamento è lo stesso Nicodèmo, che pur non essendo fra i dodici chiamati da Gesù, vive una grande vicinanza con Lui, al punto da non temere i giudei quando il Maestro muore in croce. È infatti Nicodèmo che prende in custodia il corpo, e insieme a Giuseppe d'Arimatea ne organizza la sepoltura. Forse per tale "missione" svolta da Nicodèmo, il Vangelo di Giovanni si sofferma con grande attenzione sul racconto di questo dialogo.
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    1. MASSIMO DA ROMA
      NEL MIO PERIODO DI GROSSA SOFFERENZA CHE STO VIVENDO, QUESTA PAROLA CHE SPEZZIAMO INSIEME MI È DI CONSOLAZIONE, PERCHÉ MI CONSENTE DI INQUADRARE IN UN'OTTICA DI FIDUCIA QUESTA CROCE CHE DEVO PORTARE. IL FATTO CHE NICODEMO SI MOSTRA CORAGGIOSO MI FA BEN SPERARE. GRAZIE PER LA VICINANZA

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