domenica 4 marzo 2012

Considerazioni sull'avvio dell'iter di beatificazione di Nino Baglieri




Cari raggi del Sole,
l'Amore che abbiamo respirato in abbondanza in questi giorni ci fa capire che oggi si ritorna sulla Terra. Abbiamo trascorso tre giorni molto intensi, ricchi di sensazioni e sentimenti che mettono sottosopra il cuore...

Venerdì 2 marzo, il nostro amico Nino Baglieri, che ci accompagna con discrezione in tutti i servizi che svolgiamo in giro per l'Italia, ha compiuto cinque anni di "nascita nel Paradiso". Con lui è difficile parlare di morte... Per lui, la morte era come la vedeva Francesco, era sorella morte, era il momento di mettere tuta e scarpette e correre sui prati del Paradiso! Vivere secondo la follia del Vangelo, porta a stravolgere tutti gli schemi del mondo. Questa è una grande verità che ci insegna Nino. Vivere la gioia in maniera semplice, la vera gioia che viene solo da Dio, si riperquote anche nella morte. 

Solitamente un anniversario di morte è qualcosa di triste, è un giorno accompagnato da pensieri di pesantezza. Nel caso dei santi, invece, il giorno della morte è un giorno di festa (si pensi che quasi tutti vengono ricordati nel "dies natalis"). Questo discorso vale anche per Nino. Come lui stesso sperava per il suo funerale (dove in realtà era ancora molto presente la commozione), oggi a soli conque anni, il ricordo è già una festa! Per questa realtà locale di Modica, è già un evento! 

Venerdì sera, però, durante la veglia in ricordo della morte di Nino, ho compreso il senso del "pianto delle povere dame" che si celebra nel santuario di san Damiano, ad Assisi, la sera del 3 ottobre. All'interno dei solenni festeggiamenti per san Francesco caratterizzati ogni anno da grandi folle oceaniche, c'è una rievocazione più intima, che fa emergere il sentimento delle clarisse quando seppero della morte di Francesco. Anche per loro lui era un santo, per carità, però a quella notizia per loro non fu una festa, ma c'era l'umano dispiacere per la morte di una persona molto cara... A me piace tanto quel momento delle celebrazioni di san Francesco, un po' perché suggestivo nella cornice di san Damiano (e per la suora che suona il violino, molto struggente), un po' perché riporta Francesco nella sua dimensione umana, staccandolo per un attimo da quell'immagine quasi "eterea" di santità.

Ecco, venerdì ho provato una sensazione molto strana, perché eravamo a una veglia in ricordo di una persona santa, ma di questa persona conservo anche un angolo di dolore per la sua morte, perché molto semplicemente mi manca... Tralascio il fatto che sono cresciuto vedendolo quasi ogni giorno, quando ero piccolo e giocavo all'oratorio. Tralascio che lo vedevo ogni domenica a messa, che diceva sempre l'ultimo pensiero della preghiera dei fedeli, iniziando sempre con le parole "Ti voglio ringraziare Signore"... Se mi fossi fermato a quello, penso che non mi mancherebbe. 

Ma nell'ultimo periodo che lui era in vita, appena sono ritornato in Sicilia dopo lungo vagabondare, con la scusa della preghiera che ci aveva scritto e con il racconto dei servizi in ospedale, avevamo tanto intensificato i nostri incontri. Gli avevo fatto conoscere persone tanto care, da Cenerentola a Mammola, alla stessa zia Sorriso, con cui andavamo a trovarlo da sposini quasi ogni settimana. Lui stesso, tante volte, ci chiedeva di ritornare a casa sua presto, si leggeva nei suoi occhi la gioia di poter incontrare, attraverso noi, altre persone bisognose di consolazione, fratelli di croce. Ci chiedeva sempre come andava, se la preghiera era utile alle persone che incontravamo. Era un po' come se lo portassimo a spasso, lui che nell'ultimo periodo aveva tanta voglia di uscire, e non poteva per la tosse continua. Forse erano periodi anche di grande solitudine, e a noi faceva tanto piacere condividere belle mezz'orette insieme, anche scherzando con leggerezza. A volte in pausa pranzo, tanto eravamo certi di essere accolti con gioia.

Quando venerdì ho visto la proiezione della sua testimonianza di Roma, mi è tornato alla mente il Nino che frequentavo abitualmente, con quei capelli brizzolati e quell'aspetto del quale conservo il ricordo, e sinceramente mi è riaffiorato un po' il dolore per la mancanza. Solitamente i santi uno li conosce che sono già morti, e anche da un bel pezzo, per cui è difficile provare dolore per la loro mancanza... Nino l'abbiamo conosciuto vivo, anzi "più vivo" di tante altre persone, e adesso c'è un po' di dolore per quei momenti insieme che non si possono più rivivere.

Ma questo dolore era misto alla gioia di vederlo davanti al volto di Dio, alla grande festa che stava preparando un'intera città che gli vuole bene! La stessa sensazione che mi confidava Rosa, la sorella di Nino, che dovrebbe essere la prima a manifestare dolore, e invece condivideva con noi questo senso di gioia.

Alla fine, per questa settimana, non abbiamo svolto servizi in ospedale, perché ci siamo dedicati con il cuore all'accoglienza dei volontari, venuti da tutta la Sicilia, per animare la festa per questo evento. Ci siamo molto divertiti prima a "mettere a lucido" l'oratorio, con il coinvolgimento di tante "vecchie conoscenze". Poi l'accoglienza, e l'animazione svolta anche da noi, con quintali di palloncini e bolle di sapone...

Questa animazione e questi sentimenti da cardiopalma sono proseguiti sabato a Noto, nella cattedrale, per l'apertura dell'iter diocesano del processo di beatificazione, al ritorno in fretta per addobbare gli ultimi dettagli per l'arrivo del rettor maggiore dei salesiani, don Chavez. Poi l'emozione di vedere un oratorio che stava per saltare in aria. L'emozione di Eliana, Daniele e Irene, commossi per tutta questa grazia. Le mani colorate sui muri. Il buon menu a base di pesce, il clima intimo e raccolto della buona notte. I cooperatori a Modica. Questi sentimenti sono proseguiti domenica nella bella festa, con tremila ragazzi, e altri quintali di palloncini sulla teste di ognuno...


Per anni sono stato portatore di una preghiera, scritta e dedicata ad altre persone. Da qualche tempo vivo la sensazione che questa preghiera, forse, Nino l'ha scritta proprio per me... "Non scoraggiarti per la tua sofferenza", non è intesa solo come una sofferenza fisica. La croce di ogni giorno può essere la malattia, ma può essere la delusione, i sogni non avverati. Nino Baglieri era bisognoso di tutti nel fisico, sia per lavarsi la faccia, sia per fare una passeggiata. Zio Nino forse come lui è bisognoso di tutto, anche se si muove in autonomia. Forse è il momento che anche zio Nino abbracci la sua croce di ogni giorno, e la viva con gioia... Forse è il momento, per zio Nino, di "aprire il cuore al Signore, e più leggero sarà il mio soffrire". Essere completamente bisognoso degli altri, non vuol dire non viaggiare in tutto il mondo, non vuol dire non essere utili a portare il calore di Dio a tutti...



Sinceramente, vedendo dall'alto il palazzetto gremito di gente, non credo che Nino sarà stato contento per questo spettacolo. O meglio, non solo per quello. Penso, per come l'ho conosciuto io, che se qualcuno gli avesse potuto chiedere: "Sei contento che tutti questi ragazzi sono venuti fino a qui per te?" lui probabilmente avrebbe risposto che sarebbe stato tanto più contento se almeno uno di quei ragazzi, con questa esperienza e queste sensazioni, sentisse nascere dentro di sé il desiderio di servire la Chiesa attraverso una vita da consacrato. Lui pregava sempre tanto per le vocazioni, che penso rappresentavano sempre il suo desiderio più grande...

Ringrazio il Signore per avermi donato questo scrigno prezioso e ricco di saggezza.

z

2 commenti:

  1. nn ci sono commenti da fare questo testo lascia segni profondi nel cuore....questa e' vera forza!!!!!!!!!!!!!

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  2. Avere conosciuto una persona che vive autenticamente il Vangelo, e che dona un senso di gioia a una IMMENSA sofferenza, è una fonte di sapienza molto dissetante! Ringrazio il Signore per avermi circondato (e circondarmi tutt'ora) di persone che profumano di santità. z

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