Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.
Anche il Vangelo di oggi, come quello di ieri, ci fa riflettere sul tema della fede, secondo il punto Ogni raggio può rifiutare il calore. Il settimo raggio, ispirato alla Parola "liberaci dal male", con una serie di passi scelti prima descrive appunto il male (Ogni raggio non ha più fantasia del suo Sole), poi distingue la prova (Ogni raggio sa che rinasce dopo la tempesta) dalla condanna. La differenza fra "prova" e "condanna" sta nel senso che ognuno di noi da, in base alla propria Fede, alla sofferenza. Se la sofferenza, come ci insegna anche Nino Baglieri, si riveste di un senso, e di una speranza, allora diventa un mezzo di grande gioia (Ogni raggio rende prezioso il Sole - il senso della nostra vita, non a caso è l'ultimo raggio della regola). Se invece in ognuno di noi vince la "razionalità", il disincanto, l'incredulità in questo Dio, allora nella nostra vita Dio "non può compiere nessun prodigio".
Ti prego, mio Signore, in questo giorno non fare vincere in me l'incredulità.
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